20 Agosto 2003
Sveglia presto a bordo di Y2K, colazione a base di caffè caldo fumante e biscotti.
Tracciamo la nuova rotta che prevede l'arrivo all'isola del Giglio, meta agognata per tante estati, ma, per una ragione o per l'altra, mai toccata. Salpiamo l'ancora, ci avviciniamo ai nostri nuovi amici di Clophì, ormeggiati poco distanti da noi, e li salutiamo calorosamente.
![]() Le coste dell'Argentario |
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Prima di volgere la nostra prua in direzione Giglio, decidiamo di effettuare un giro turistico lungo le coste dell'Argentario e scegliamo di impostare un percorso che ci permetta di costeggiare il più possibile prima di puntare verso il largo. Vicino costa non c'è un alito di vento, il mare è una tavola e fa un caldo infernale anche se è primo mattino. Ci divertiamo a riprendere la scogliera frastagliata e il blu del mare.
Finalmente
puntiamo verso il Giglio, appena fuori dal ridosso della costa, siamo colpiti da
un bel forza 4 al traverso. Navighiamo a vela per quasi tutto il percorso che ci
separa dall'isola, più ci avviciniamo, più il vento si fa incostante e rafficato.
Il mare è mosso e fastidioso a causa degli spruzzi sollevati dalle creste che si
abbattono sulla chiglia di Y2K.
Raggiungiamo il luogo nel quale avevamo deciso di ormeggiare, poco più a nord di Giglio Porto. In realtà, si tratta di due splendide calette, Cala del Lazzaretto, a sud di Punta Gabbianara, e una piccola insenatura fra Punta Gabbianara e Punta del Lazzaretto (qui una semplice mappa e qui per la carta dettagliata e le informazioni sull'isola). Entrambe le baie sono talmente affollate che non è quasi possibile distinguere il mare dalle imbarcazioni, inoltre violente raffiche di vento rendono l'avvicinamento e l'ormeggio piuttosto rischioso. Le zone più ridossate sono già occupate da barche disposte praticamente una sull'altra, ammassate a grappoli... è un delirio. Meglio lasciar perdere e cercare un posticino meno gremito.
Dirigiamo a Sud, costeggiando l'isola alla ricerca di un riparo. L'isola è bellissima, scogliere imponenti a picco su un mare profondo e verde, grotte misteriose, insenature in cui l'acqua del mare assume sfumature incredibili. Ci rendiamo conto che il vento sta leggermente girando, soffiando da N-NW, non appena doppiamo Punta del Capel Rosso. Le raffiche si attenuano e il mare si calma. Aumenta la speranza di trovare un buon ormeggio per fare un bagno.
Quando ormai non ce lo aspettavamo più, navigando verso Nord, scoviamo un posticino incantevole: una baietta con una splendida spiaggia di ghiaia, un mare verde trasparente e grandi scogli tutto intorno. Il vento è completamente calato, così all'improvviso, il mare è calmo. Filiamo l'ancora fra Punta del Gesso e Punta Faraglione.
Appena fermi e sistemati, ci tuffiamo entrambi in acqua e trascorriamo ore fra bagni, tuffi e giochi con la complicità del nostro tender.
![]() Cala del Lazzaretto |
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![]() Una grotta |
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Prepariamo il nostro pranzo: con immenso orgoglio, Comandante, Armatore e Tattico (naturalmente) si apprestano a sfilettare il mitico tonno "de Roma" ed a macerarlo con olio e limone. Prima di gustare il primo boccone, Max invita tutto l'equipaggio ad un minuto di raccoglimento per sottolineare degnamente l'evento. Quindi attacchiamo il nostro piatto: sarà che ogni tonno "è bello a chi lo ha pescato", ma è una delizia pura.
Nel pomeriggio ci spostiamo poco più avanti, all'interno del Seno del Campese. Qui si trova l'unica spiaggia attrezzata di tutta l'isola del Giglio.
Continuiamo i nostri tuffi fino
al tardo pomeriggio, nel frattempo il vento aumenta e soffia da NW. Seno del
Campese è completamente aperta a NW e in breve tempo l'ormeggio non è più
tranquillo. Y2K si agita troppo, le onde arrivano diritte, dritte all'interno
della cala.
Ale comincia ad avvertire un
vago malessere, cui, per il momento, non dà molto peso. Decidiamo di salpare
l'ancora e di fare rotta sull'Isola d'Elba. Appena lasciata l'isola, il vento
soffia impetuoso da NW a 22kn, ci arriva proprio sul muso. Tentiamo di navigare
a vela per un paio di ore, una vera pena, non avanziamo per niente. Prendiamo
una mano al Genoa e una alla Randa per cercare di diminuire un pò lo scarroccio
che ci sta portando completamente fuori rotta, ma tutto è inutile.
Le raffiche toccano anche i 25 kn, Y2K non avanza, in compenso ci allontaniamo sempre di più dalla rotta ideale. Nel frattempo il malessere di Ale aumenta: mal di testa, nausea, senso di confusione e vertigine. Forse si tratta di un colpo di calore, niente di così grave, ma sufficiente a mandarla in cuccetta.
Sono le 22.30, Max ammaina le
vele e accende il motore per guadagnare terreno. La navigazione è terribile,
vento sul muso, mare formato dritto di prua. Max cerca di impostare una
traiettoria in modo da prendere le onde al mascone, ma sbattiamo miseramente.
Ale sta male adesso, il senso
di nausea è aumentato così come il mal di testa, adesso ci sono anche brividi di
freddo: dalla cuccetta si trasferisce in bagno, in ginocchio, aggrappata alla
tazza... non è una scena degna di un navigatore, nonché armatore, ma anche i migliori hanno i
loro momenti di debolezza :-) Il risultato è che Max si ritrova da solo, per
tutta la notte, con un mare formato, senza la possibilità di alzare le vele e
con METEOMAR che continua a trasmettere avvisi di temporali.
Il Tattico se ne sta sotto coperta, tiene compagnia alla povera Ale, sempre in bagno, guardandola con aria compassionevole: lui, esperto lupo di mare, non sta mai male, non ha mai la nausea e non sa cosa significhi il mal di testa. Quando l'Armatore si trascina miseranda sul divano della dinette, la segue paziente e si acciambella al suo fianco per sostenerla psicologicamente.
Cercando di rendersi utile, l'Armatore dà una mano a Max leggendo la rotta e apportando le dovute modifiche quando necessario.
Alle 3.30, finalmente, diamo fondo nella baia protetta di Porto Azzurro. Riusciamo a trovare un posto il più all'interno possibile e ben ridossati. Ale emerge dal suo stato di torpore per aiutare Max nella manovra di ormeggio, sta un pò meglio, ma è molto debole, praticamente disidratata e il mal di testa, sebbene meno intenso, insiste ancora.
Terminate le fasi di ormeggio, ci fiondiamo subito a letto. Viste le condizioni di Ale, decidiamo di trascorrere a Porto Azzurro tutto l'indomani e la notte successiva.
Riusciamo a riposare nonostante il sonno agitato di Ale e un'altra discoteca all'aperto.
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