9 Agosto 2003
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Passiamo una nottataccia incredibile, all'alba siamo due perfetti zombi, solamente Willy saluta la luce del giorno pimpante e allegro. Ale ha sufficiente lucidità per preparare un buon caffè forte (il primo di una luuunga serie), Max, dopo essersi concesso un'ora di riposo completo, si sente un pò meglio e, prima di ogni altra cosa, fila ben bene la ormai magica lenza in mare.

Trascorriamo le prime ore del mattino senza fare proprio nulla, Y2K procede a motore con il pilota automatico inserito e noi sonnecchiamo in pozzetto con un occhio aperto e l'altro chiuso. Verso le 11, il sibilo del mulinello ci risveglia bruscamente. Il tempo di riprenderci dal trauma, di ridurre la velocità e di correre alla canna da pesca che già se ne sono andate decine di metri di lenza. Cominciamo il recupero, questa volta deve essere qualcosa di davvero grosso, la resistenza è feroce. La preda tira all'impazzata, improvvisamente fa uno scarto e punta direttamente sul fondo. Ale corre al timone, riduce ancora la potenza del motore mentre Max comincia a sudare copiosamente. Il grosso pesce schizza sotto la barca e continua a tirare verso prua, Ale lo segue immediatamente cercando di evitare che la lenza si incagli in elica e bulbo. Max è alle soglie di un collasso, "ma che diavolo è ??!!" - ci diciamo concitati. Un ultimo strattone e poi.... vediamo la lenza afflosciarsi miseramente, il pescione, qualunque cosa sia stata, si è slamato. A Max non rimane altro che recuperare tutto, controllare l'esca e rifilare.

Siamo un pò delusi, ci sarebbe piaciuto portare in pozzetto qualcosa di diverso da una lampuga. Riprendiamo il nostro oziare in pozzetto, ma non abbiamo il tempo di rilassarci più di tanto perchè dopo soli 10 minuti ci risiamo: abbocca la SESTA lampuga. E' la più grossa che abbiamo mai pescato fino ad adesso, ma siamo talmente pieni di lampughe in frigo - mangiate due, ce ne rimangono altre due - che la lasciamo andare. Così come lasciamo andare: la settima, l'ottava, la nona, la decima e l'undicesima, queste ultime due pescate insieme in un colpo solo, entrambe attaccate alla stessa esca.

Max rimane in meditazione ascetica in plancetta per un minuto, brandendo con orgoglio la canna da pesca, quindi, si rivolge direttamente al Rapala Magnum rosso e bianco e fissandolo con immenso trasporto gli dice: "Sei il mio RAPALA-TERMINATOR".

Il famigerato "Rapala-Terminator"Siamo sconvolti dalla situazione: nel 2001 Y2K ha navigato in lungo e in largo per il Mediterraneo trascinandosi appresso un filo di nylon pietosamente inviolato, nel 2003, in poche miglia marine, siamo in grado di mettere su una pescheria ! E prendiamo così tanto da non sapere più cosa farcene del pescato ! Pazzesco...

Palmarola fa capolino all'orizzonte, più in lontananza ecco l'Isola di Ponza. Il mare è una tavola, l'unico refolo d'aria arriva da poppa, fa un caldo micidiale. Tantissimi pesci volanti schizzano fuori dall'acqua al passaggio di Y2K e improvvisamente... ancora la lenza ! Un fortissimo strattone alla canna la fa quasi spezzare in due, è roba grossa ! Il Rapala-Terminator ha colpito di nuovo, questa volta ce la mettiamo proprio tutta per combattere e portare a casa la preda. Riusciamo a recuperare quasi tutta la lenza e vediamo il grosso pesce: si tratta di un gigantesco Ala Lunga, ad occhio e croce dovrebbe pesare più di 5 chili.

Una barca a vela passa vicino a noi, capiamo che da bordo ci stanno osservando con preoccupazione: in effetti lo spettacolo deve essere piuttosto curioso. Siamo in delirio, lanciamo Y2K in manovre spericolate per seguire la corsa furibonda del pesce, urliamo come pazzi a squarciagola "SEGUILO !" e poi "MOLLA MOTORE, DAI MOTORE !" e ancora "AVANTI ! INDIETRO !" e ancora "BASTARDO, L'ELICA !" (al pesce). La vela tira dritto allontanandosi a spron battuto da questa gabbia di matti, noi lottiamo disperatamente fino all'ultimo sangue e finalmente riusciamo a issare in plancetta il pesce.

E' enorme, si dibatte furiosamente, in un attimo di distrazione un forte colpo di coda trancia di netto il terminale della lenza... addio Ala Lunga e addio Rapala-Terminator. Partono gli insulti, certo che un pochino di "sfiga totale" aleggia ancora su di noi...

Ponza si avvicinaMax non si dà per vinto e prepara un nuovo terminale utilizzando un filo molto più resistente: "Lo squalo balena voglio prendere io !!!" - dice perentorio terminando il tutto con una nuova esca, una piumetta. Il Comandante Passerà il resto della giornata al telefono (o a inviare SMS) con parenti ed amici per raccontare la nostra impresa ittica.

Fra un SMS e l'altro, arriviamo a Ponza, diamo fondo nella baia del Frontone, sulla destra rispetto al porticciolo dell'Isola. La baia è bellissima con le sue pareti di tufo bianco a picco sul mare verde. Telefoniamo ad un nostro caro amico, Luca, ha una casa a Ponza ed è anche socio nella gestione di un ristorante di Ponza "L'Acqua Pazza". Insiste che non possiamo andarcene senza scendere a terra, visitare l'isola e cenare al suo ristorante, quindi interrompe la telefonata dicendoci di aspettare, ci richiamerà fra pochi minuti. Quando si rifà vivo, ci comunica che possiamo ormeggiare in porto, al posto generalmente utilizzato dal traghetto. Dobbiamo essere super precisi però, il traghetto si stacca dal pontile alle 17.15 in punto, noiPonza, baia del Frontone dobbiamo già farci trovare lì, ci aiuteranno gli uomini della Capitaneria di Porto. Abbiamo anche un tavolo prenotato all'Acqua Pazza. "Però !", ci diciamo, "che raccomandazione !" Il porto di Ponza è praticamente off-limits e questo evento inaspettato ci fa felici.

Sono le 15, abbiamo il tempo di riposarci e di rinfrescarci tuffandoci in mare. Ci concediamo anche una "merenda" prima di salpare l'ancora e dirigerci prontamente verso l'ingresso del porto. Ci accompagna un bel venticello teso e rafficato. Alle 17.15, puntuali come orologi svizzeri, siamo in darsena e aspettiamo che il traghetto si stacchi dal molo per iniziare la manovra di ormeggio. Questa si rivela Baia del Frontonetutt'altro che facile e parecchio avventurosa: prima di tutto, le raffiche di vento, che prendiamo al traverso durante l'operazione di avvicinamento, sono molto più violente in porto che fuori a causa della conformazione della costa, poi non c'è corpo morto e dobbiamo filare l'ancora al momento giusto sfruttando lo scarroccio, per finire una serie infinita di imbarcazioni si sta letteralmente lanciando all'arrembaggio del posto in banchina. Dobbiamo essere precisi e velocissimi.

Il primo tentativo va miseramente a vuoto a causa di un "simpatico" motoscafo di 29 piedi che, invece di attendere la conclusione della nostra manovra, inizia la propria buttandosi violentemente contro la fiancata destra di Y2K proprio durante la nostra fase di allineamento. E' inutile sottolineare che non avevamo ancora bloccato alcuna cima a poppa... Ci fa sbandare completamente, la prua prende vento e addio all'ormeggio perfetto. Cerchiamo di mantenerci calmi, ma la voglia di fissare l'ancora di rispetto ad una cima ed annodare quest'ultima al collo dell'armatore è tanta. Il risultato è che entrambi dobbiamo rifare tutto daccapo.

Questa volta ci prodighiamo per convincere "gentilmente" l'amico del motoscafo a non iniziare la manovra di avvicinamentoY2K ormeggiata al molo traghetti sopravvento prima che Y2K sia almeno trattenuta da una cima a poppa ben fissata e dall'ancora accuratamente filata. Sembra che recepisca le nostre raccomandazioni e, un pò trepidanti, ricominciamo le fasi dell'ormeggio. Questa volta tutto procede bene e velocemente, tiriamo un sospiro di sollievo.

In breve decine di altri diportisti assaltano la banchina per occupare anche il più improbabile degli spazi, assistiamo a qualche scenetta divertente consapevoli, tuttavia, di aver contribuito a dare spettacolo a nostra volta :-)

Sistemata la barca, ci apprestiamo a visitare il paese. Un ufficiale della Capitaneria si avvicina a Y2K e ci invita a rilasciare nome e dati dell'imbarcazione e i dati del proprietario. Fin qui niente di strano, poi, con tono molto seccato, prosegue ordinandoci:

  1. di lasciare l'ormeggio rigorosamente non oltre le 8 del mattino successivo, pena un multone (ok..);
  2. di non azionare il generatore di notte (?!? qualcuno lo fa ? in porto ? evidentemente sì...);
  3. di presentarci immediatamente in Capitaneria portando i documenti dell'imbarcazione da diporto e indossando un abbigliamento decoroso (?!?!?! che qualcuno si sia presentato in mutande ? evidentemente sì...).

Intimoriti dal suo atteggiamento rispondiamo signorsì signore e lo osserviamo mentre contento si allontana.

Il paese di PonzaCi fissiamo per un attimo, poi, finalmente, è ora di scendere a terra. Iniziamo con l'ennesima impresa, "scalare" la banchina che è studiata per i traghetti e non è certo a "dimensione diporto". Ci riusciamo con qualche peripezia.

Max, memore dell'incontro di pochi minuti prima, si reca in Capitaneria (indossando una decorosa T-shirt e un decoroso paio di pantaloncini al ginocchio) dove subisce un controllo e un interrogatorio da FBI. Dopo una serie di domande a raffica, ci viene chiesto addirittura di esibire il contratto di locazione dell'imbarcazione e Max fatica un pò a far comprendere che non siamo un charter, che no, non abbiamoBellissima casetta di Ponza "noleggiato" la barca, ma l'abbiamo acquistata sfruttando l'opportunità del leasing francese e che sì, siamo dei locatari, ma non abbiamo l'obbligo di esibire alcun ché e che tutto è chiaramente indicato sul libretto di Y2K. Ci salva la bandiera francese, Vive La France !

Superato il controllo, iniziamo il nostro giro turistico di Ponza. La cittadina è molto caratteristica con casette basse e squadrate, abbarbicate alla montagna, dipinte di rosa, azzurro, giallo e verde. Le stradine si inerpicano sulle pareti rocciose, ci sono bellissimi vicoletti e simpatici empori. Purtroppo non riusciamo a godere appieno della bellezza del luogo, fa un caldo insopportabile e l'affollamento è incredibile. Max Il paese di Ponzanon si lascia sfuggire l'opportunità di acquistare un nuovo Rapala-Terminator e qualche metro di lenza per un altro terminale super-resistente.

Per mitigare la calura e in attesa di recarci al ristorante, optiamo per un aperitivo a base di frutta fresca (niente a che vedere con i "piccoli aperitivi" alla Dario - vedi Diario di Bordo - Pasqua 2003), poi eccoci seduti al ristorante, di fronte a noi il bellissimo panorama della baia del porto al tramonto. Ordiniamo un antipasto di Carpaccio misto di pesce e i Paccheri al ragù di Cernia (spettacolo !). Non riusciamo, però, a gustare appieno la nostra cena, siamo troppo stanchi. Ce ne torniamo a bordo affrontando di nuovo l'altissima banchina, questa volta in discesa. Cerchiamo di non precipitare in mare e, una volta raggiunta la barca, stiamo praticamente già ronfando.

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