Lasciamo SolenzaraIl cellulare-sveglia suona allegramente alle 7, ci prepariamo velocemente e lasciamo Solenzara in pochi minuti. La giornata è splendida, mare calmo, assenza di vento, cielo limpido. Si preannuncia una navigazione rilassante e confortevole.

Navighiamo a motore per il primo tratto e ne approfittiamo per prepararci un buon caffè. Lo sorseggiamo tranquillamente in pozzetto sotto lo sguardo indagatore del Tattico, anche lui in fase di relax dopo una abbondante colazione.

Quando ci avviciniamo a Campoloro-Tavernà il vento rinfresca quel tanto da consentirci di issare le vele e procedere di bolina larga con estrema tranquillità.

La mattinata procede senza avvenimenti di rilievo fino a quando Max non riapre il discorso sulla canna da pesca e sul furto subito. Siamo ancora molto arrabbiati per quello che ci è successo e subito cominciamo ad infervorarci nuovamente.

Oltre al furto di per se, siamo indignati per il fatto di non aver più a disposizione il nostro prezioso strumento da pesca, per non poter più filare la lenza in acqua e tentare di recuperare un buon pescione da fare al forno. Mentre discutiamo animatamente, Ale non ne vuole sapere di darsi per vinta ed escogita un sistema da far invidia a tutti i lupi di mare oceanici. E così, tiriamo fuori il buon vecchio bolentino, Max arma il terminale con il Rapala-Terminator sfuggito al furto ed con un piccolo piombo. Filiamo la lenza in acqua, fissandola al pulpito di poppa. Non ci speriamo più di tanto, ma non si sa mai.Il Terribile Accrocchio !

La preoccupazione più grande è la mancanza della frizione che consente di ammortizzare lo strappo del pesce che abbocca e di evitare cattive sorprese. Dopo varie elucubrazioni, costruiamo un incredibile accrocchio che funge da sistema di frizione-allarme di fortuna. Fissiamo un elastico alla lenza, facendolo passare per il pulpito di poppa: in questo modo non è la lenza ad essere legata direttamente alla barca, ma l'elastico. Se un pesce dovesse abboccare, l'elastico fungerebbe da pseudo-frizione. Ma come fare ad accorgersi della presenza di una preda ? Dopo ulteriori varie elucubrazioni, leghiamo un sonaglino del Tattico alla parte centrale dell'elastico. Ed ecco pronto il sistema di pseudo-allarme: se il pesce abbocca, l'elastico si tende e fa suonare il sonaglino.

A vedersi l'accrocchio è tremendo, tanto da meritarsi il nome di Terribile Accrocchio ! Siamo certi che tutte le specie ittiche presenti nel Mediterraneo se la stiano ridendo a crepapelle. Inoltre, il Tattico si sente profondamente oltraggiato per il suo sonaglino e ci lancia occhiate di odio infinito. Non ci rimane che sperare in bene... facciamo finta di niente e pisoliamo rilassati in pozzetto per un pò.

Passa circa un'ora, improvvisamente accade qualcosa che ha dell'incredibile: il sonaglino sottratto furtivamente al nostro Tattico si mette a tintinnare allegramente. E' pazzesco, ma il Terribile Accrocchio ha funzionato: ha abboccato qualcosa.

Dentice a bordo ! Dentice a bordo ! Dentice a bordo !

Max va alla lenza e comincia lentamente a recuperare. Senza l'ausilio del mulinello, l'impresa si rivela un pò complicata, ma alla fine riusciamo a scorgere la nostra preda e rimaniamo di stucco. La potenza del Terribile Accrocchio unita all'infallibilità del Rapala-Terminator ci regalano uno stupendo dentice di circa 600 grammi ! Afferriamo il retino e recuperiamo la preda, gioia ed esaltazione a bordo. Il Comandante è raggiante, partono gli SMS ed MMS di rito a parenti ed amici. Cerchiamo di farci perdonare da Willy mostrandogli a cosa sia servito il Comandante orgoglioso !suo sonaglino e gli promettiamo un'abbondante porzione.

Il dentice, pulito e lavato, finisce in frigo, il Terribile Accrocchio e relativa lenza di nuovo in acqua.

Intanto il vento muore, siamo costretti a tirare giù tutto e ad accendere il motore. Cominciamo a scorgere la costa e la città di Bastia, fa anche piuttosto caldo.

Date le condizioni meteo e dato che ci aspetta una lunga navigazione notturna, quasi sicuramente a motore, decidiamo di fare tappa a Bastia Porto Vecchio per riempire il serbatoio del carburante. Modifichiamo quindi leggermente la nostra rotta e volgiamo la prua verso Bastia.

Raggiungiamo Bastia ed entriamo in Porto. Ci dirigiamo verso la banchina ove è situato il distributore di carburante ed attendiamo che arrivi qualcuno. L'intera area pare totalmente deserta, tanto che temiamo di essere arrivati troppo tardi e che il distributore sia chiuso. Ci rassicuriamo dando un'occhiata all'orologio, no, le pompe devono necessariamente essere ancora in funzione. Accostiamo alla banchina, nessuno all'orizzonte. Ormeggiamo afferrando i due lunghi cenci annodati alle bitte che fungono da cime ed aspettiamo che arrivi qualcuno. Nessuno all'orizzonte. La scena ha un non so chè di vagamente familiare con l'unica differenza delle coordinate di latitudine e longitudine (vedi Diario di Bordo Caraibi 2005 - 12 Marzo 2005).

Aspettiamo ancora qualche minuto, poi, una volta assicurati che il distributore sia effettivamente aperto, Max scende in banchina e va a cercare il benzinaio. Ritorna dopo poco seguito da un tipo che si trascina ciondolando e ciabattando e che finalmente attiva la pompa e ce la passa a bordo con una flemma da far invidia ai nostri amici Caribe.

Bastia Porto Vecchio: Max alle pompe per il pieno ! Bastia: porto vecchio Bastia

Durante le operazioni di rifornimento, Ale ne approfitta per scattare qualche foto alla città vecchia di Bastia ed al suo porto.

Una volta completato il pieno, lasciamo il porto in pochi minuti. Abbiamo entrambi un caldo spaventoso e prima di continuare la nostra navigazione verso la Costa Azzurra sentiamo l'impellente bisogno di rinfrescarci con un bel tuffo. Proseguiamo verso nord costeggiando, alla ricerca di un posticino adatto per un bagno veloce. Lo troviamo poco dopo Port Togà. Filiamo velocemente l'ancora, il tempo di controllare che abbia agguantato eBastia Porto Vecchio: la lanterna rossa. siamo già entrambi in acqua a sguazzare come matti. Il bagno si rivela proprio un toccasana, ci rinfreschiamo felici e beati e ci sentiamo subito molto meglio.

Non ci fermiamo molto, dobbiamo ripartire, percorrere ancora molte miglia ed effettuare la traversata del Mar Ligure. Saliamo a bordo, ci asciughiamo velocemente, quindi issiamo l'ancora e siamo di nuovo in rotta.

Verso le 20 raggiungiamo Capo Corso. Il nostro plotter GPS blippa avvisandoci che Y2K ha raggiunto il way point stabilito. Correggiamo la rotta e volgiamo la prua verso Cape Ferrat. Telefoniamo al nostro meteorologo di fiducia per gli ultimi aggiornamenti: il nostro amico Achille ci informa che avremo una traversata tranquillissima, troveremo una brezza da S-SE sui 12 nodi che ci accompagnerà fino ad una ventina di miglia dalla costa della Corsica. Poi il nulla più assoluto fino alle coste francesi dove troveremo una brezzolina che raggiungerà massimo forza 3. Ci prepariamo ad una bella smotorata notturna, in fin dei conti, dopo le sfuriate in Rotta verso nord: Capo Corso.Corsica ed in Sardegna, forse siamo anche contenti così.

Per cena ci prepariamo una novità: vogliamo provare alcuni cibi in scatola. In navigazione, specialmente con tempo brutto, non sempre è possibile cucinare deliziosi manicaretti. Ma non è neppure possibile non mangiare nulla o mangiare poco per giorni interi. Ed ecco che ci lanciamo in un esperimento per capire se tali cibi siano commestibili o se piuttosto dobbiamo pensare ad altre soluzioni.

La nostra prima scelta cade su una scatola di ravioli al sugo acquistati in Corsica. Sono già precotti, sono sufficienti pochi minuti di cottura in padella aggiungendo un filo di olio extra-vergine di oliva.

Mentre Y2K si lascia la Corsica e la Giraglia di poppa, allietata da un tramonto strepitoso, il suo equipaggio procede con l'esperimento e si accinge a mangiare i ravioli precotti... diciamo che sul tiepido-freddo il sapore è più buono, ma conveniamo che in certe situazioni non si deve andare troppo per il sottile e bisogna accontentarsi.

Terminiamo la cena, ormai è quasi buio. Ci prepariamo per l'unica navigazione notturna della stagione.Rotta verso nord: tramonto e Giraglia. Qualcosa ci dice che i turni di guardia andranno a remengo e che entrambi rimarremo svegli per tutta la notte.

Achille è stato preciso al millimetro: il SE si attesta sui 12 nodi e noi riusciamo a percorrere qualche miglio a vela con l'ausilio del solo Genoa. Non appena però le coste della Corsica scompaiono nella foschia dell'imbrunire, come annunciato da Achille il vento muore completamente e noi riaccendiamo il motore. Ben presto il mare diventa una tavola immobile, neppure la velocità della barca riesce a smuovere le nostre bandiere che penzolano immobili dalle crocette e dall'asta. Y2K naviga lasciando dietro di sè una scia luccicante di plancton, il cielo è limpidissimo, non una nuvola a disturbare una stellata da Planetario con tanto di Via Lattea e stelle cadenti... un incanto.

La navigazione notturna procede senza intoppi ed in tutta tranquillità. Incredibilmente riusciamo a mantenere i turni di guardia in pozzetto aiutati dal poderoso "occhio" del nostro radar che richiama puntuale la nostra attenzione ogni qualvolta un bersaglio entra all'interno delle zone di guardia impostate.

Verso nord: piatta totale all'alba. Verso nord: finalmente il sole sorge... ma è ancora piatta totale. Verso nord: incredibile alba.

Trascorriamo il tempo osservando il cielo notturno e le pochissime luci di via che ogni tanto si intravedono all'orizzonte. Il mare è sempre immobile, Y2K procede sollevando una miriade di spruzzi scintillanti e finalmente arrivano le prima luci dell'alba.

Il sole sorge su un mare ancora completamente immoto, non un alito di vento, non un refolo. Il riflesso della nostra stella su questa massa d'acqua sembra una infinita goccia di oro incandescente. Una tipica alba d'estate in Mediterraneo: in quasi 4 settimane questa è la prima volta che la vediamo. La notte è stata molto umida e Y2K è completamente bagnata. C'è foschia. Finalmente riusciamo ad intravedere qualcosa all'orizzonte: sono le coste francesi. Max schiaccia un pisolino in cuccetta mentre Ale ed il Tattico rimangono di guardia al timone.

Dovevamo raggiungere le coste della Tunisia ed invece rieccoci qua, in Costa Azzurra dopo una disperata ricerca dell'estate in giro per il Tirreno.

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