Ci svegliamo verso le 8 e ci prepariamo la colazione.
La giornata, come da previsioni, non è limpida e serena: c'è foschia, il cielo è
coperto da nubi cariche di umidità anche se qua e là si intravedono ampi tratti
di azzurro. Mentre prendiamo il caffè ascoltiamo Meteomar che conferma quanto
già indicato da Achille ma aggiunge la possibilità di isolati temporali in zona.
Terminata la colazione decidiamo di lasciare il nostro gavitello sommerso,
effettuare un breve giro dell'isola e poi fare subito rotta su Ponza per una
traversata di 130 miglia.
Una volta abbandonato il gavitello, proseguiamo costeggiando le imponenti
scogliere rossicce, navigando a pochi metri dalla riva, ma su una batimetrica di
30 metri ! Osserviamo la secca della Colombara, come pure lo Scoglio della
Colombara. Ad ogni metro percorso, scopriamo una piccola meraviglia e sempre più
rimaniamo vittime del sortilegio che già incombe su di noi: stregati da Ustica,
Ponza si allontana dai nostri pensieri.
Superiamo Capo di Omo Morto e Capo Falconiera, ci rapiscono incredibili fondali.
Entriamo nella Cala Santa Maria dove si affaccia il paesino di Ustica e dove
sorge il piccolo porticciolo dell'isola. Un incanto ! Le casette, tutte
delicatamente colorate, sembrano abbracciate dalla montagna e si sporgono
dolcemente sul mare, circondano la baia. Con il motore al minimo, entriamo nel
porto, facciamo un paio di giri e rimaniamo una decina di minuti fermi per
ammirare la bellezza del paesaggio. Riprendiamo con la videocamera, scattiamo
un'infinità di fotografie mentre la prevista traversata su Ponza è quasi
dimenticata.
Proseguiamo. Subito dopo Cala Santa Maria, notiamo un resort dal nome Hotel
Grotta Azzurra. Aguzzando la vista, scopriamo ben presto l'origine di tale nome:
al di sotto dell'hotel - anch'esso composto da piccole casette bianche e
turchesi - si apre l'entrata di una magnifica grotta, la Grotta Azzurra
appunto... all'interno scorgiamo ferme alcune piccole imbarcazioni di legno
locali ed alcuni tender. Ormai totalmente persi, costeggiamo fino ad incontrare
l'ingresso di almeno altre tre grotte: la Grotta Pastizza, la Grotta delle
Barche, la Grotta Verde. Sono tutte quante visitabili.
Superiamo Cala San Paolo, in ogni baia, piccola o ampia, l'ente Parco ha
installato da 4 a 6 gavitelli, a seconda delle dimensioni dello specchio di
mare. Complimenti davvero, un esempio per tante altre aree protette italiane.
Scapoliamo Punta Galera e ci dirigiamo verso Punta dell'Arpa. Poco prima del
capo, notiamo un paio di gavitelli liberi: che fare ? Continuiamo secondo la
nostra tabella di marcia o fermarci e ritardare la nostra traversata ? Alla
fine, la magia di Ustica ha la meglio ed il dilemma viene risolto in 2 secondi
esatti... si resta !
Volgiamo la prua su uno dei due gavitelli liberi ed in brevissimo tempo, con una
manovra impeccabile, siamo fermi. Le Isole Pontine sono state totalmente
cancellate dai nostri percorsi sinaptici. Rimettiamo in acqua il tender,
montiamo il fuoribordo, prendiamo le pagaie, recuperiamo videocamera e
fotocamera e ci lanciamo alla scoperta delle grotte percorrendo a ritroso il
tratto di costa appena toccato a bordo di Y2K.
La nostra prima tappa è la Grotta Azzurra: entriamo pianissimo e spegniamo il
motore. Ci accolgono paesaggi indescrivibili: mare blu fosforescente,
concrezioni sulfuree, stelle marine abbarbicate alle rocce levigate, fondali
pazzeschi, acque cristalline. Immortaliamo tutto e rimaniamo parecchi minuti in
silenzio assoluto allietati dallo sciabordio del mare sui sassi.
Usciamo, accendiamo il motore e ci lanciamo alla volta della Grotta delle
Barche. Incrociamo un fittissimo branco di medusine minuscole dal colore dorato,
poi arriviamo all'ingresso della grotta. Anche in questo caso, spegniamo il
motore ed entriamo pianissimo. Stessa meravigliosa visione ! Quale delle due
grotte è la più bella ? Non possiamo dirlo. Blu, smeraldo, azzurro, rosa,
ametista, giallo... quasi esauriamo la capacità delle memoria della fotocamera.
All'interno l'aria è carica del forte odore di umido, spicchi di sole penetrano
nel buoi creando un turbinio di scintille fosforescenti. Probabilmente solo
Marettimo e le sue grotte reggono il confronto... o forse no...
Ancora una volta fuori, alla luce del sole, via di motore fino alla nostra terza
tappa: la Grotta Verde. Non c'è alcun dubbio, mai nome fu più azzeccato.
All'interno di questa grotta, il mare non può essere più verde. Fotografiamo e
fotografiamo, cavallucci marini, anemoni, zolfo e lava.
E' ormai l'una quando terminiamo il nostro giro turistico e torniamo a bordo di
Y2K ancora completamente abbacinati da quanto visto. Con tutta calma sistemiamo
il fuoribordo, smontiamo le pagaie ed issiamo il tender sulla tuga di Y2K. Nel
frattempo il cielo si è pulito completamente ed il sole splende allegramente.
Lasciamo il gavitello volgendo tristemente la poppa a questa meraviglia di nome
Ustica ! Il nostro sguardo, però, indugia sempre, fino a quando l'isola non è
che un puntino dietro di noi. Volgiamo la prua a Nord, direzione Ponza. Non c'è
un alito di vento, il mare è calmo e la navigazione si prospetta di tutta
tranquillità. Ci prepariamo uno snack che gustiamo in totale relax mentre il
pilota automatico guida Y2K. Sono le 14.
Un paio di ore dopo, nonostante le previsioni parlino di una brezza da SE, ci
troviamo sul muso, manco a dirlo un bel NE... non vogliamo allungare troppo la
nostra traversata e continuiamo a motore fino alle 16 circa. Mentre siamo
tranquilli in pozzetto, sentiamo il caratteristico strappo del mulinello: subito
corriamo a recuperare la lenza, questa volta tocca ad Ale. Dopo una certa dose
di fatica, riusciamo a portare a bordo in magnifico tonno alalunga. L'animale è
piuttosto grande e noi siamo piuttosto stufi di mangiare tonno: lo lasciamo
andare. Filiamo di nuovo la lenza in acqua, tempo 20 minuti ed abbocca di nuovo
qualcosa. Noi speriamo si tratti di un qualunque altro pesce, ma le nostre
preghiere si rivelano vane. Portiamo a bordo un altro tonno. Anche quest'ultimo
ritorna in mare. Sempre speranzosi di recuperare una bella lampuga per cena,
risistemiamo la lenza e ricominciamo ad aspettare. Alle 17, ennesimo strappo,
ennesimo tonno restituito al dio Nettuno. Niente lampuga: "stanchi" di tirare a
bordo tonni, decidiamo di lasciare la canna da pesca a riposo per il resto della
giornata.
Finalmente il vento si sposta un pò più a E e noi possiamo issare le vele e navigare di bolina. Nel tardo pomeriggio la brezza si attesta decisamente ad Est, noi andiamo spediti, prima di bolina larga, poi al traverso. Un gruppo di delfini ci da il benvenuto. Due esemplari evidentemente particolarmente giocherelloni, si staccano dagli altri, si incollano alla prua di Y2K e non ci mollano per una ventina di minuti. Noi ci fiondiamo a riprenderli con la nostra videocamera. Come sempre, saltano, piroettano, compiono evoluzioni acrobatiche sottomarine, nuotano a testa in giù, con le loro pance rosate a contrastare la pancia blu di Y2K. E come al solito, basta un cenno con la coda, poi entrambi i delfini ci lasciano con un ultimo salto e ritornano al loro gruppo. Siamo decisamente di buon umore, ancora una volta, la presenza dei nostri amici cetacei è presagio di buoni auspici.
Veleggiamo fino a sera, ceniamo, quindi iniziamo i turni al timone.
La notte è orribilmente umida, il vento si sposta ancora fino a SE (come da
previsioni), ma muore totalmente. Riaccendiamo il motore e proseguiamo prendendo
al giardinetto il mare un pò formato.
Verso le 3 ci troviamo in rotta di "collisione" con un isolato
temporale. Grazie al supporto del nostro radar, lo intercettiamo e poi lo
evitiamo alla grande. L'umidità non ci da tregua, la barca è praticamente a
mollo.
Alle 4 cambio di turno al timone: Max rileva Ale e la navigazione
prosegue senza alcun avvenimento di rilievo fino alle prime luci dell'alba:
l'inconfondibile profilo di Ponza emerge dalla foschia mattutina.